vita: da qui a qui

Aquilino

 

EMAIL - repubblica50@gmail.com
TEL – 3408169535
SITO WEB - www.aquilino.biz
FACEBOOK - aquilino.di.oleggio

Aquilino Salvadore, nome d’arte Aquilino, è nato a Tradate (Varese) il 10/04/1949. Vive a Oleggio (Novara). Ex insegnante, ha pubblicato più di sessanta libri sia per ragazzi sia per adulti. Recenti: “Intorno al fuoco nel buio” Lapis Edizioni; “Il drago della Storia” Astragalo; “L’omino dei cani” PlaceBook Publishing. Drammaturgo e regista, presidente dell’associazione “Tecneke”, coordina una compagnia teatrale di ragazzi dai tredici ai diciotto anni. Ha vinto numerosi premi nazionali di letteratura e di teatro.

PUBBLICAZIONI

IL FANTASMA DELL'ISOLA DI CASA,   Piemme, 1994
ZAINETTO DI PIOMBO, ed. Stampa Alternativa - "Millelire", 1995
I BEBE' NASCONO SUGLI ALBERI,   Paoline, 1996
FANTASMI CON L'OMBRELLO, ed. SEI, 1998
GOBBO IL RE STORTA LA REGINA, in Teatro per ragazzi ,   Erga, 1999
L'IRA DELLA STREGA VAMPIRA, E.Elle, 2000
NELLA TANA DELLA DONNA MEDUSA, Edizioni Messaggero Padova, 2000
I MOSTRI DELLA TERRA DI ROAN, Bruno Mondadori, 2001 (con Cinquetti)
ROTELLA, Bruno Mondadori, 2001
LO ZIO MATTO CHE PORTA VIA, Emme Edizioni, 2001
BILU' CHE MANGIA IL MONDO, Ed.   Signum, 2001  
LETTERA DAL DESERTO FUTURO, Edizioni Messaggero Padova, 2002 (con Cinquetti)
CHE CI FANNO 36 PINGUINI IN AFRICA?, E.Elle, 2001 
LA PECORA VOLANTE, Ed Lapis, 2002
PASSIONE PALLONE, Bruno Mondadori, 2003 (con Cinquetti)
BILLINO DI TUTTI I COLORI, Emme Edizioni, 2003
UNA CAPANNA IN PRESTITO, Mela Music, 2003
PACE E TOCCO TERRA, Lapis, 2003
CACCIATORI DI ORCHI, Fabbri, 2003
KOATTI, Ed. Salani, Gli Istrici, 2004
MONDI IMPOSSIBILI, Fabbri, 2004
MONDO DI MOSTRI, Bompiani, Delfini, 2005
IL TEMPO DEGLI ORCOIDI, Fabbri, 2005
M-MOSTRI, TREMATE!, Raffaello, 2008
TI SALVERO', CANAGLIA, Giunti, 2008 
LE CROCIATE DEI SANTI INNOCENTI, Robin 2010
UN FAUNO IN LEGNAIA, Robin 2010
ORRENDI PER SEMPRE, Giunti 2010
DENTRO UN INCUBO, NEONATE SCATENATE, Ardea 2010
D'ARMONIA, DI SANGUE, Robin 2011
UN PAESE BAMBINO, Stoppani Edizioni 2011
ROTELLA, Noi Book 2011
I SEGRETI DI BLAAD, Giunti 2011
NELLE MINIERE DI MOLOOC, Giunti 2012
SE MUORE UN ARLECCHINO, Robin, 2012
TREDICI TESTI PER IL TEATRO, Il mio libro, 2012
ALTRI TESTI PER IL TEATRO, Il mio libro, 2012
TESTI TEATRO BAMBINI RAGAZZI, Il mio libro, 2012
ALTRI TESTI TEATRO BAMBINI RAGAZZI, Il mio libro, 2012
FIABE PER LEONI VENEZIANI, racconti di autori vari, La Toletta 2012
NEL REGNO DI TOVAGLIA, ebook Kindle
DEATH WATCH, Lampi di stampa, 2011
MESSALINA DI BRUGHIERA, Lampi di stampa, 2012
SCUDO E PORPORA, ebook 2013
NEL REGNO DI TOVAGLIA, ebook 2013
LA RIVOLTA DEI CITTADINI GLADIATORI, ebook 2013
BAMBINI D'OMBRA, ebook 2013
GIOIA, ebook 2013
DRAGOL, ebook 2014
LAMENTO DI ERACLE, Eretica Edizioni, 2017
LA FURIA DI RACHELES, Eretica Edizioni, 20128
PASSIONE DI FEDRA, Gilgamesh Edizioni, 2018
IL TUO NOME E' CORAGGIO, Einaudi Editore, 2018
L'INVASIONE DELLE TORTORE MIGRANTI, Segni&Parole, 2021
STORIA GAIA NELL'EDEN SUD, Segni&Parole, 2021
L'OMINO DI CARTA, Segni &Parole, 2022
INTORNO AL FUOCO NEL BUIO, Lapis, 2022
L'OMINO DEI CANI, PlaceBook Piblishing, 2023
IL DRAGO DELLA STORIA, Astragalo, 2023

Premi letteratura

Premi teatro

Pubblica con il solo nome AQUILINO
Aquilino Salvadore, Via Repubblica 50, 28047 OLEGGIO (NO)
tel 3408169535  -   c.f. SLVQLN49D10L319D
   Email
Sito Internet:   www.aquilino.biz
FACEBOOK: aquilino di oleggio

 

,

INTERVISTA a cura di Elettra Cecilia
Pubblicato il 25/05/2008
http://guide.dada.net/danza_contemporanea/interventi/2008/05/331183.shtml

Elettra: Quando hai scoperto la passione e il talento della scrittura in te?

Aquilino: Avevo undici anni e un pomeriggio di pioggia scrissi di getto una poesia con le rime e in metrica. Mi sembrò così simile a quelle dei libri che pensai che anch’io avrei potuto fare lo scrittore. Da quel giorno non ho più smesso di scrivere poesie, racconti, romanzi e testi teatrali.

Elettra: Quali son stati da ragazzo adolescente e quali sono ora i tuoi autori preferiti?

Aquilino: Da ragazzo ho letto Salgari, Verne e poi tutto quello che trovavo perché leggere mi piaceva tantissimo. Mi sedevo sul pavimento in cucina e smettevo solo perché mia madre mi sgridava dicendo che sarei diventato cieco. Non ero però un solitario. La mia vita si svolgeva soprattutto all’aperto in compagnia degli amici. Non c’erano ancora televisione e play station e le nostre avventure non erano certo virtuali: campi, boschi, discariche, torrenti, fienili… Si era sempre in giro, a piedi e in bicicletta, a caccia di insetti e animali o a fare battaglie tra di noi. Insomma, l’avventura non c’era solo nei libri, era esperienza quotidiana.
Da adolescente ho letto centinaia di libri di fantascienza, poi ho scoperto i gialli, i thriller e così via. Ora leggo ogni tanto romanzi a sfondo storico (Cornwell, Hobb…), ma soprattutto libri sulla storia medievale, dal secolo X al secolo XIII. È un periodo che mi ispira sia per la prosa (sto scrivendo Le crociate dei Santi Innocenti, la storia romanzata delle crociate dei fanciulli del 1212) sia per il teatro. Sono passati ottocento anni, ma poche cose sono cambiate rispetto al potere, all’ingiustizia sociale, all’emarginazione, all’ignoranza delle masse…
Leggo anche autori per ragazzi come Pullman, Stroud, Pratchett.


Elettra: Dalla tua biografia si legge che hai svolto attività di animazione con Centri d'Incontro, Associazioni di Disabili, Amministrazioni, Scuole dalla materna alle superiori. Cosa ha significato per te fare animazione con ragazzi diversamente abili e con i ragazzi in generale?

Aquilino: Ricordo ancora gli abbracci stritolanti di Franca, Erminia e di altre ragazze che nel teatro trovavano divertimento, riconoscimento, sfida, autostima… Ricordo spettacoli come I cavalieri della tavola rotonda e Voglio andare al mare e la riduzione della Traviata, tutti un poco folli perché sceneggiati assieme ai ragazzi del Centro.
Ricordo la cordialità di anziani di ottanta e più anni, e i momenti tristi quando capitava che uno si ammalasse e morisse… una volta poco prima il debutto, l’altra tre giorni dopo. Ma il tempo maggiore l’ho speso con i ragazzi, dapprima organizzandoli per carnevali, animazioni natalizie, spettacoli per l’Unicef… e poi facendo teatro insieme a loro.
Mi hanno regalato qualcosa di invidiabile. La possibilità di non perdere di vista l’infanzia e l’adolescenza, e quindi di maturare senza rinunciare alla preziosa leggerezza dell’anima che invece di solito negli adulti si spegne. Ho mantenuto così la capacità di emozionarmi ancora, di stupirmi e incuriosirmi, di valutare le cose davvero importanti, di riconoscere il grande valore dell’affettività, di non farmi trascinare in vortici assurdi di soldi e potere.
Rimanere sempre un poco bambini significa mantenersi liberi, vitali, creativi. Di questo ringrazio le centinaia di bambini e ragazzi che per trent’anni hanno vissuto avventure insieme a me.


Elettra: Leggendo su di te nel tuo bellissimo sito, mi ha colpito molto questa tua affermazione su te come ragazzo: " Sentivo di non aderire del tutto alla realtà e vivevo soprattutto "dentro". Mi ritrovavo nei miei sogni e mi sentivo un po' diverso dai miei coetanei ....la scrittura mi ha fatto scoprire che realtà e fantasia sono sorelle".
Realtà e fantasia oggi spesso viaggiano su binari diversi, ma come faresti capire ai giovanissimi che possono essere sorelle e viaggiare insieme in una società complessa e difficile come la nostra?

Aquilino: La società, in sé, è complessa e difficile in ogni tempo, proprio perché non muta e si mantiene solida e respinge gli attacchi con determinazione e cinismo. Essa bada di più a preservare il sistema che ad assicurare la felicità del singolo. Senza che ce ne rendiamo conto condiziona la nostra vita e i ragazzi ne sono le prime vittime. Televisione, moda, divismo, realtà virtuale… Penso che molti ragazzi rischino di mettere in soffitta il proprio cervello e di comportarsi in modi stupidi e balordi che non gli appartengono. Tanti episodi di bullismo, di sfide sconsiderate, di scherzi idioti e pericolosi… che senso hanno? Tanta droga tra i giovani, che senso ha? Che gusto c’è a perdere l’autostima, a sentirsi sempre più depressi, inutili, infelici?
La società ci propina (si fa un uso disgustoso e perverso della televisione!) modelli inconsistenti di evidente imbecillità perché non vuole che i giovani pensino con la propria testa e che immaginino con la propria fantasia. Ecco che cosa bisogna fare: recuperare un proprio mondo interiore autonomo e indipendente.
Recuperare la verità di se stessi, riscoprirsi e amarsi, opporsi alla globalizzazione nel senso di omogeneizzazione delle diversità. Rivendicare la propria originalità! Ritrovare sensibilità, compassione, rispetto, collaborazione… Essere critici, per non cadere nei tranelli di soldi facili e successo immediato. E non diventare mai vittime. I ragazzi devono fare musica, teatro,danza, poesia… e invece li si spinge solo al calcio e alla carriera televisiva. Mi vengono i brividi.

Seconda parte dell'intervista ad Aquilino a cura di Elettra Cecilia

Elettra: La tua esperienza di vita nel mondo della scuola come insegnante fino al 2006, giornalista, attore e psicoterapeuta, quanto ti ha influenzato nello scrivere testi e storie per ragazzi?

Aquilino: Penso che sia tutto collegato in modo forte ed efficace: insegnamento (e apprendimento, l’altra sua faccia), conoscenza del mondo (poi diventata storica), psicologia (che scoperte quando mi sono fatto ipnotizzare e poi ho praticato l’ipnosi sui ragazzi!), teatro (prima amatoriale, un’avventura di paese, poi un corso con Dario Fo, altri corsi, le emozioni dell’attore, e quindi del regista…), e anche esperienze di circoli culturali e riviste di poesia, di critica d’arte, e l’amore per la musica… Insomma, quando scrivo tutto confluisce, tutto si fonde nella parola. Il primo effetto è sentirmi vivo. Come se dentro di me giocassero voci, suoni, note, colori, immagini…


Elettra: Come è nata la storia "Gobbo il Re Storta la regina", che metteremo in scena ad Artena in provincia di Roma, il 6 giugno 2008 presso il Teatro Parrocchiale della cittadina. Dove hai preso l'ispirazione? E' un testo ricco di azione e teatrale nella musicalità della lingua, essendo scritto in rima che ha appassionato tantissimo noi docenti del laboratorio di teatro e danza, ma anche i nostri alunni attori.

Aquilino: Dal 1984 al 1994 ho organizzato nella mia casa una Bottega dei ragazzi. Accoglievo gruppi di una decina di bambini e ragazzi e proponevo fotografia, pittura, burattini… Poi però le attività si sono unificate nel teatro e allora ho cominciato a scrivere testi. Alcuni inseguivano un’idea strana: gli autori di teatro per ragazzi erano adulti e i ragazzi li andavano a vedere; i miei ragazzi avrebbero ribaltato il rapporto, invitando gli adulti a vedere loro.
Scrissi così testi come Mamma mammazza (che ora la compagnia per cui scrivo, Lupusagnus, ripropone come testo adulto!), La nonna radioattiva, Piccolo mostro, Totila… che sconcertavano gli adulti e, a volte, suscitavano forti critiche. Altri testi erano invece a misura di bambino, quelli sul carnevale, su Arlecchino, o Rogna carogna giù nella fogna. Gobbo il re fu scritto per una delle rappresentazioni di fine anno e realizzato anche con i burattini.



Elettra: In Gobbo il re, storta la regina, si fa riferimento a dei valori molto belli per l'educazione dei nostri alunni come la pace, l'amicizia e l'armonia fra popoli e persone differenti. Molto amozionante quello che scrivi alla fine del testo: ....Basta, basta con la guerra! Riportiamo la pace sulla terra, l'amore e la giustizia, il frutto dolce dell'amicizia .....La violenza non porta che violenza, distrugge innocenza e intelligenza. Facciamo che uno solo sia il castello, progettiamo un futuro più bello. Educhiamo i nostri figli alla vita e che ogni violenza sia finita.
Quale messaggio concreto e diretto daresti ai nostri ragazzi per attuare la costruzione di questo castello?

Aquilino: Direi loro di stare attenti alle dinamiche di ogni giorno. Le grandi cose non si fanno nelle piazze o davanti alle telecamere, ma nelle aule di scuola, nei cortili, nei giardinetti…
Direi loro di stare attenti a come trattano gli altri e a come sono trattati, di misurare le azioni secondo i loro effetti sugli altri, soprattutto sui più deboli, di pensare con la propria testa e di scegliere sempre la disponibilità, l’accoglienza, la fiducia, l’onestà, la correttezza, la solidarietà…
Direi loro di misurare la rabbia e il pregiudizio, di non temere di andare contro corrente. E anche di stare attenti alle prediche fasulle degli adulti, che spesso parlano di valori solo per difendere sistemi oppressivi e chiusi.



Elettra: Nella classe spesso, come un microcosmo, ci sono realtà emotive e umane molto difficili da gestire e di disagio sociale trai nostri alunni e pensare ad un futuro più bello ad un castello di armonia e di pace tra loro è difficile, cosa diresti a noi docenti?


Aquilino: Che purtroppo spesso non ci si vede premiare una strategia educativa corretta e professionale. Si prova amarezza perché le intenzioni erano buone e invece sembra di avere perso tempo o di avere ottenuto l’effetto contrario, scatenando reazioni di ingratitudine, aggressività, disprezzo… Ricordo un’alunna difficile, temuta da tutti. Sigarette, parolacce e volgarità, botte anche ai maschi, disistima per i docenti morti di fame (ricca famiglia milanese, espulsa da istituto privato, storie di droga). Contro il parere dei miei alunni (era la mia ultima classe, una terza) l’ho fatta trasferire da me e con pazienza, ma con polso, sono riuscito a portarla all’esame e a farglielo superare in modo dignitoso. Invece di un grazie, ho avuto solo una rispostaccia. Ma che importanza ha? Lei ha fatto un’esperienza positiva, gli altri hanno imparato qualcosa sulla tolleranza e io sono comunque rimasto soddisfatto del mio lavoro. Quando abbiamo un riconoscimento affettivo è un aiuto, è vero; ma se manca, siamo comunque contenti di noi stessi. Il nostro potere è molto limitato. La vita è più forte. L’ambiente in cui vivono i ragazzi è più forte. A volte la loro personalità è refrattaria a ogni intervento. A volte si può anche valutare se vale la pena di perdere tempo con chi non intende cambiare. Possiamo solo dirgli: se vuoi, sono qui.

Elettra: Gobbo il re storta la regina, andrà in scena tra poco, ci abbiamo lavorato per diversi mesi nel progetto "Scuole aperte" promosso dall'ex-ministro Fioroni. E' stata una bellissima esperienza umana nel vedere i nostri alunni anche i più silenziosi trasformarsi in attori, scenografi, danzatrici e scoprire il proprio talento nascosto, abbandonarsi alla forza teatrale e comica del testo e danzare sulla musica di Marco Schiavoni che accompagna i momenri di scena e di danza. Abbiamo fatto danzare le streghe che alla fine diventano fatine della pace proprio per sognare il castello del futuro fatto di pace, uguaglianza, amicizia e amore.
Cosa diresti agli alunni della scuola Media Serangeli di Artena prima di andare in scena? E nella vita?

Aquilino: Date voi stessi al pubblico con il maggiore trasporto possibile, lasciatevi andare con generosità, ignorate la paura e sentitevi non più voi stessi, ma musica voce gesto movimento, sentitevi belli e comunicate bellezza.
Così diverrà un’esperienza preziosa che non nascerà in voi solo perché vi applaudono, ma perché in ognuno di noi c’è l’esigenza di comunicare cose belle e profonde, di cercare qualcosa al di là della routine quotidiana, di controbilanciare l’agghiacciante cinismo e la orribile crudeltà del mondo con momenti di arte.
Non esibitevi per essere i primi o per fare bella figura, ma esibite voi stessi a voi stessi, divertitevi e godete di quello che fate di fronte ai vostri stessi occhi.
Ascoltatevi e vogliatevi bene, emozionatevi e scoprite ogni giorno qualcosa di nuovo, tollerate gli altri e cercate gli amici fedeli, fate le cose giuste e fate anche quelle rare, che la massa ignora.
Non siate identici a milioni di altri manichini. Siate vivi e voi stessi, sempre.


Intervista a cura di Elettra Cecilia

L'INTERVISTA di FORKIDS
a cura di Laura Ogna


Missioni Terrore, Sottopassaggi Zombie e Vampiri, Universi Nebbiosi e Cavalieri Audaci sono alcuni dei mondi e dei personaggi fantastici che nascono dalla penna di AQUILINO, uno scrittore per ragazzi italiano tra i più amati. Per chi (cadendo in errore come me) credeva che Aquilino fosse un originale pseudonimo in questa intervista scoprirà qual è la vera storia. Di sé Aquilino dice che “semplicemente” scrive libri. Questo è il suo lavoro, che adora con tutta la passione che possiede. E non c’è niente altro che desidererebbe di più fare.
Dopo esperienze come giornalista, attore e psicoterapeuta ha iniziato a scrivere per il teatro e quindi a creare libri per ragazzi. In dodici anni ha scritto oltre una ventina di titoli, tra i più recenti vi è la trilogia iniziata con i Cacciatori di Orchi e conclusasi con Il tempo degli orcoidi (pubblicati da Fabbri), il divertentissimo Koatti edito da Salani nel 2004 e Mondo di mostri uscito per i tipi di Bompiani nel 2005.

Come sei diventato uno scrittore per ragazzi?
Scrivevo già testi di teatro, che poi mettevo in scena assieme ai frequentatori della Bottega dei Ragazzi, un luogo dove svolgere attività espressive che ho coordinato per dieci anni, dal 1984 al 1994. La mia amica e collaboratrice Betti mi dice: «C’è un concorso, manda qualcosa». Si trattava del Premio Il Battello a Vapore. Scrissi in pochi giorni Il fantasma dell’isola di casa… e vinsi! La pubblicazione con Piemme fu un forte incentivo. Mi misi a scrivere in modo folle e… quanti inediti nel mio cassetto! Ci sono voluti anni per imparare qualcosa e ora continuo a imparare, perché scrivere per ragazzi non relega in una serie B della Letteratura, ma è stimolante e pone obiettivi sempre più alti.
Teatro e letteratura: come si influenzano, si alimentano ed eventualmente si intrecciano i due tipi di scrittura?
Ho sempre fatto un teatro più di parola che di figura, e ho sempre dovuto fare i conti con le parole: che non fossero troppe, che non fossero banali, che risultassero subito espressive, che non si piegassero alla noia… Il teatro mi ha dato il gusto per i dialoghi, l’attenzione per un montaggio agile e d’effetto, la sensibilità per una comunicazione non solo di valori formali, ma di contenuti; e anche l’orrore delle parole vuote e il coraggio della provocazione e dell’andare controcorrente.
Come è nata la Trilogia dei Mondi Impossibili che regala al lettore un universo estremamente ricco in cui si intrecciano personaggi storici e fantastici?
Cacciatori di Orchi è nato dalla proposta fatta a un amico in crisi: scriviamo un libro fantasy insieme, magari ti strappa dalle braccia ossute dell’angoscia. Abbiamo elaborato un abbozzo dell’Universo Nebbioso e scritto una ventina di pagine. Poi l’amico ha seguito altre strade, la bozza è rimasta nei meandri del computer per quattro anni. Un giorno ho ripescato il file, che come un seme è germogliato ed è diventato un libro. Il mio primo di questo genere. Mi ero divertito molto a scriverlo, volevo continuare a creare mondi sui quali evadere, ma cercavo mondi nei quali l’immaginazione si fondesse con la realtà (volevo fare come L’Ink?). Cercavo un quadro. Quando ero universitario a Milano andavo ogni tanto a Brera per contemplare un quadro che mi aveva colpito. Quale, non ricordavo più. Feci una visita virtuale in internet e… eccolo, il quadro fatidico: la Pala di Piero della Francesca! Così avviai l’amalgama tra fantasy, fantascienza, arte, storia… per affermare l’anarchia dei generi, l’assoluta libertà creativa.
C'è tra i tuoi libri un titolo a cui sei più legato e per quale ragione?
Koatti? Perché è originale, vivo, vero, ma non è stato facile pubblicarlo e non è stato notato quanto avevo sperato. Cacciatori di Orchi? Anche, perché mi ha fatto abbandonare un sentiero per una strada larga e senza fine, con mille traverse da esplorare.
Nei tuoi libri c'è spesso una dimensione "inquietante" nel senso che il certo viene ribaltato, la realtà sembra quasi perdere di definizione per intrecciarsi con una dimensione che rimanda ad altro, anche agli angoli spesso più bui delle paure e delle inquietudini dei bambini. E' una ricerca voluta, una volontà di toccare alcuni temi “più ostici” o fa parte di una tua poetica?
Non credo ai dogmi, alle certezze massmediali, ai valori preconfezionati, ai tiranni del buon senso comune e ai profeti di sventure, non credo alla banalizzazione della vita, non credo alle ricette esistenziali e all’edonismo. Credo, invece, nella ricerca continua, nell’insoddisfazione per ciò che si rivela inessenziale, fasullo e labile, credo nella crisi continua del proprio animo, e nella solidità dell’ottimismo e nella serenità spirituale, credo nella mia mancanza di fede, prima che in una fede istituzionalizzata. Ai ragazzi voglio presentare la mia passione per la vita e voglio dire che la vita è anche dolore, ingiustizia, fatica. Ci vuole coraggio? Ci si deprime? Si è spaventati? Viene voglia di arrendersi e di perdersi davanti allo schermo del televisore? Cito Bartolomeo de Las Casas ne Il tempo degli Orcoidi: «Io vi dico che questo accade se non si riesce più a scoprire l’altro, a riconoscere se stessi negli occhi del prossimo». Esploriamo, dunque: noi stessi, gli altri, il mondo.
Sono in arrivo a breve nuove storie? Puoi darci qualche breve anticipazione?
Come anticipato sul mio sito www.aquilino.biz sto cercando di pubblicare MITOH. I Demosh, che sono un virus, sfuggono alla sorveglianza dei terrestri, creano un mondo immaginario, Mitoh, abitato da creature mitologiche. Due ragazzi, Kisa e Calad, diventano i protagonisti della lotta contro i Demosh e Nononome, il loro Condottiero stregone. Dalla loro parte si schierano Merlino, i Ragazzi Dispersi, Orsio, Prometeo, i Ciclopi… Dovranno vedersela con il Minotauro e con i Mostri delle Fogne Antiche e con… Ma aspettiamo che una casa editrice lo pubblichi.
Come nasce lo pseudonimo Aquilino?
Aquilino è il mio nome vero. Mi è stato dato in ricordo di uno zio partigiano ucciso dai nazisti. Dato che i ragazzi mi hanno sempre chiamato per nome e che anche a scuola mi chiamano il prof. Aquilino, ho voluto dare continuità a questo rapporto confidenziale. D’altronde, quando mi si presentano, anche loro dicono: sono Matteo, Joshua, Martina, Riccardo… e io mi chiamo Aquilino, dico. Ecco, loro parlano e io ascolto; poi io scrivo, e loro leggono.

L'INTERVISTA di RAGAZZI.NET
a cura di Francesca Capelli

Come hai iniziato a scrivere?
A 12 anni, con una poesia piena di parole ricercate (come andava allora) che mi fece stupire di me. Mi sembrava un miracolo! Ho continuato a scrivere. E la vita ha limato me e la mia scrittura.

Quali erano i tuoi libri preferiti da ragazzo?
Quelli di avventura, Salgari e Verne in testa. Mi sedevo sul pavimento della cucina di casa e leggevo.

Che tipo di ragazzo eri?
Introverso, timido, con pochi amici. Sentivo di non aderire del tutto alla realtà e vivevo soprattutto “dentro”. Mi ritrovavo nei miei sogni e mi sentivo un po' diverso dai miei coetanei . Non ero bravo nello sport, non sapevo smontare e rimontare, non reggevo alla prepotenze. A scuola andavo bene ed ero il classico “bravo ragazzo”.
La scrittura mi ha fatto scoprire che realtà e fantasia sono sorelle. Perché per scrivere libri bisogna farle viaggiare insieme. Solo che questo a qualcuno non piace.

A chi?

Al potere, che vorrebbe gestire non solo le cose ma anche le persone. Perché l'immaginazione sfugge al potere! E il potere cerca di darci dei sostituti: la Tv, gli spettacoli, i giornali. E' quello dei cui parlo nel mio ultimo libro: “Il tempo degli Orcoidi” (Fabbri editori), che racconta l'ultima battaglia dei Cavalieri Audaci.

Nel libro “Koatti” (a destra) parli di ragazzi di periferia.
L'idea era raccontare una storia mettendo i personaggi “ai margini” di tutto. Non volevo il solito ambiente degradato, volevo che questa realtà saltasse fuori in positivo, per dire ai ragazzi la loro vita dipende anche da loro. Non solo, ma anche da loro.

Quando scrivi e non ti viene un'idea che cosa fai?
Prendo la bici e pedalo per i campi, chiedendo un suggerimento ai miei personaggi. Oppure vado a letto e mi affido al sogno. Quando mi sveglio prendo il mio quadernetto e scrivo. La scrittura è anche fatica. C'è un aspetto tecnico che ti obbliga a rifare, sistemare, limare. A volte è frustrante, quando ti tocca riscrivere un libro che non funziona.

Qual è l'età giusta per scrivere un libro?
P
rima di scrivere bisogna vivere. E vivere rispettando tutti gli esseri viventi. Per quello che riguarda la parte “tecnica”, consiglio di leggere i libri scritti dagli altri, facendo attenzione alle parole usate, allo stile. Ma attenzione, “scrivere bene” non vuol dire essere uno scrittore. Lo scrittore sa farti sognare, riflettere, ti lascia qualcosa.

Che cosa consigli a un ragazzo che vuole scrivere?
Di iniziare per gradi, con miniracconti di 10 righe, che abbiano un personaggio, una storia, uno sviluppo e una fine. Fallo leggere a qualcuno e, se a questa persona non piace, non pensare che “non capisce niente”. Chiediti perché.

Che cosa fai nel tempo libero?
Guardo gli insetti del mio giardino: è lì che avvengono le più cruente battaglie tra orchi! Visito l'Italia, guardo un film, leggo i libri degli altri, vado in bici.

 

 

Una specie di autobiografia scritta su richiesta per una tesi di laurea nel 2011: "La scrittura teatrale di Aquilino" di Graziella Corsinovi, Università di Genova, Scienze Pedagogiche e dell'Educazione

 

 

INTERVISTA

KUKAOS PLACEBOOK MAGAZINE

Aquilino “L’omino dei cani”

GIUGNO 2023

A quale target di lettori ti rivolgi con il tuo libro?

Lettori di ogni età che abbiano in comune la particolare sensibilità che rende capaci di giudicare e apprezzare un libro al di là dei premi, delle recensioni, degli incontri con l’autore, delle suggestioni dell’editoria. Lettori di mente aperta, che non temono la diversità, il non allineamento con le idee correnti. Lettori alla ricerca di idee originali e stimolanti.

Quali strumenti di promozione utilizzerai?

Qualche incontro che non si riduca ad ascolto passivo e firmacopie, ma che sia occasione di confronto e discussione. Rinuncio alle passerelle d’autore, perché ciò che importa non è chi l’ha scritto, ma il libro in sé. L’incontro deve rendere protagoniste le idee e la scrittura che le veicola.

Questa non è la tua prima esperienza editoriale, come hai conosciuto la Placebook?

Ho trovato il link in un post online, sono quindi andato sul sito e ho trovato gradite sorprese relative alla presentazione e al contratto. Ho poi avuto una conversazione telefonica cordiale ed esauriente, che mi ha convinto a firmare il contratto.

E come ti sei trovato?

Finora molto bene. I tempi sono stati eccezionali, in breve il libro mi è arrivato a casa. La collaborazione è stata precisa e attenta alle esigenze dell’autore. Il prodotto finale accattivante e competitivo.

Come hai scelto il titolo?

Questo volume fa parte di una serie intitolata “L’omino…”. Finora ho pubblicato “L’omino di carta” e spero che seguiranno gli altri che ho scritto: “L’omino dei dolci”, “L’omino degli angeli”, “L’omino di Dio”. Ora sto scrivendo “L’omino dei miracoli”. Sono stato ispirato dai racconti filosofici di Voltaire che trasmettono idee plasmando una scrittura al di fuori delle mode, passando senza traumi da un genere all’altro: commedia, dramma, fantastico, avventura, storico, umoristico…. Una specie di ragionar divertendo.

Presentati ai lettori, chi è Aquilino?

Aquilino è il nome di battesimo. L’ho scelto come nome d’arte nel 1994 quando ho pubblicato il mio primo libro, “Il fantasma dell’isola di casa”, vincitore del Premio Il Battello a Vapore della Piemme. Ora sono un insegnante in pensione che ha scritto più di sessanta libri sia per ragazzi sia per adulti (e ne ha altrettanti inediti) e ha vinto numerosi premi letterari e teatrali. Oltre a scrivere da tre a sei ore al giorno, mi occupo di teatro sia come drammaturgo sia come regista e responsabile dell’associazione Tecneke, con un gruppo di ragazzi dai tredici ai diciotto anni e un gruppo di sei diversamente abili. Sono un poco orso, me ne sto volentieri nella mia caverna a scrivere, leggere e curare il giardino. Non accetto inviti, non viaggio, non faccio vacanze.

Hai degli autori ai quali ti ispiri?

Oltre a Voltaire, la Morante di La Storia (ma non dell’Isola di Arturo), Conrad, London (ma non date i suoi libri ai ragazzi, sono crudeli ed esaltano l’uomo dominatore… e forse è un effetto gradito), Primo Levi, Hugo dei Miserabili, Tournier del Re degli ontani, Fenoglio, Genet, Flaubert di Salammbò… Leggo molto. Ora sto leggendo saggi sull’ateismo e i libri di Alberto Manicardi (stimolanti e affascinanti). Ho letto tutto sulla civiltà greca.

Cosa occorre a tuo giudizio per un reale cambiamento di un paese?

Lo dicono i cani, non lo dico io. Anzitutto onestà nelle intenzioni. Mettersi quindi in politica non per imporre un’ideologia, non per interesse personale, non per favorire gruppi di potere, ma per dedicarsi al benessere e alla dignità dei cittadini, per salvaguardare il pianeta, per tutelare le minoranze e le diversità, per difendere i diritti di tutti senza farsi influenzare dai preconcetti e dalle norme religiose. Avendo sempre in mente un quadro generale della situazione, senza farsi sviare dai dettagli che servono spesso solo per demonizzare chi ha idee non ortodosse.

Gli animali hanno qualcosa da insegnarci?

Certo. Non perché subiscono la domesticazione e riempiono vuoti affettivi, ma perché sono l’anello di congiunzione tra noi e la natura, essendo più espressivi e comunicativi di un minerale o di una pianta. Gli animali ci ricordano chi eravamo nella storia evolutiva e ci ammoniscono su chi siamo adesso: sfruttatori, divoratori, massacratori nei loro confronti. Più che un tramonto suggestivo, l’animale ci può riportare a un rapporto maggiormente consapevole con il pianeta e con il cosmo, perché ha una voce che possiamo ascoltare e comportamenti da cui possiamo imparare.


E quanto la Politica si è allontanata dalla società civile?

Nel significato comune, molto. Non lo dico io, lo dicono i politici. Quando rilasciano interviste, quando parlano del popolo che loro hanno in mente, una massa anonima di obbedienti e anzi di sottomessi. Sono loro stessi a dichiararsi ignoranti per quanto concerne la sopravvivenza dei pensionati minimi, dei disoccupati, dei giovani senza futuro, dei bambini in ambienti criminali, delle donne senza risorse, delle vittime di pregiudizi morali e sessuali, degli immigrati, degli schiavi in campo lavorativo… In un significato particolare, Civiltà è anche sinonimo di sfruttamento della natura e degli altri uomini, degradazione dell’ambiente, mercificazione, spersonalizzazione, genocidio, guerra… Ecco, in questo senso sono molti i politici-alfieri di una Civiltà che possiamo rappresentare come un carro armato in un campo di girasoli.


Quale messaggio vorresti arrivasse dal tuo libro?

Anzitutto, un messaggio artistico. Che scrivere non deve per forza riguardare fatti privati e minimi. La scrittura, a mio parere, deve sempre avere un’apertura sul mondo, uscire dalla comfort zone e farsi universale, abbattendo le barriere di pensiero e di fede. Essa deve darci non solo una storia (ci sono già i serial televisivi!), ma uno stimolo intellettuale, un arricchimento mentale, aprendo il sipario su paesaggi diversi dal quotidiano. Inoltre, la scrittura monocroma mi intristisce sempre e mi annoia. L’esperienza teatrale mi ha dato molto per la costruzione dei dialoghi. L’amore per l’arte visiva e la musica (e la lezione di Voltaire) mi hanno fornito spunti per una scrittura policroma, che miscela i generi, spiazza e sorprende, diverte e appassiona, commuove e comunque fa riflettere.


Stai già scrivendo qualcosa di nuovo?

Sto scrivendo “L’omino dei miracoli” (un altro omino si mette, senza volerlo, a fare miracoli; viene dapprima esaltato e venerato dalla folla dalla quale scappa; si tenta di inglobarlo in una fede religiosa, e poi al suo rifiuto lo si demonizza eccetera). Inoltre, ho in pausa un libro su un interessante imprenditore locale del secolo scorso e sto editando alcuni libri per ragazzi scritti anni fa. Tra poco scriverò il nuovo copione per i ragazzi del teatro, rinnovando la mia passione per la tragedia greca; e sarà “Salviamo Ifigenia”, dramma che vede un gruppo di ragazzi d’oggi tentare di salvare l’amica Ifigenia dal sacrificio imposto dal dio, altrimenti l’esercito non partirà per la guerra.