scrittore buddino

 

Pino Boero scrive, in occasione delle uscite natalizie :
Non ne posso più di trilogie, quadrilogie ecc.”: scriveva così (più o meno) mesi fa Walter Fochesato su “Andersen” e io mi associo. Sono stanco di tomi, libroni che sembrano testi esoterici, pagine e pagine di draghi, cavalieri, magie surrogati di Tolkien. Fra i 110 testi arrivati una quindicina appartengono al genere e rappresentano circa il 14% del totale, ma tutte le pagine occupano sicuramente più del 30%  della somma complessiva visto che l'insieme dei libri che troverete qui sotto ne totalizza circa 4600... Davvero forti saranno i lettori che riusciranno ad arrivare alla fine di Eldest di Paolini (803 pagine e secondo appuntamento con la trilogia dell'Eredità mentre il terzo ci aspetta...) o capiranno con che spirito è scritta la Drogologia applicata ...  Lo so che il genere tira, lo so che Il tempo degli orcoidi di Aquilino non è malvagio, ma davvero rimpiango il realismo, i risvolti psicologici, le finissime descrizioni di paesaggio di tanta narrativa italiana che ha fatto la nostra storia.

Mi sono messo a leggere fantasy solo da poco e solo adesso sto scoprendo autori come Hobb, Moers, Martin, Stroud, Pullman, Pratchett, Howard, Gemmell, Fetjaine... Solo draghi, cavalieri e magie? Solo surrogati di Tolkien? Non credo proprio. Molti di questi autori non hanno niente a che fare con Tolkien e si presentano con una forza e un'originalità che di rado li aiutano a entrare nelle classifiche, spesso occupate da libri che sono solo un fatto di costume.

Ho citato autori molto diversi tra di loro sia per ambientazioni e personaggi sia per lo stile, raffinato in alcuni e rozzo in altri. Diversi anche per gli intenti e la fisionomia delle loro scritture. Incontriamo la quieta saggezza di chi non ha pretese di moraleggiare, ma vuole solo raccontare il distillato immaginario della propria esperienza di vita; e anche l'impetuosità quasi selvaggia di chi scrive con inchiostro rosso, bucando il foglio come fanno i bambini piccoli; e incontriamo il fine novelliere dell'animo umano, che ci propone cronache credibili del fantastico; e il sognatore di mondi tanto complessi da rapirci in dimensioni della cui esistenza non dubitiamo, fin che l'occhio vaga incantato sulla pagina; e anche, però, il narratore alluvionale, prolisso e tedioso, monotono e privo di struttura.

C'è di tutto, come è giusto che sia, se di scrittori e letteratura si parla.

Non è letteratura minore.
Non fa letteratura solo chi scrive circondato da dizionari o chi più che comunicare intende esibire la propria scienza; e nemmeno solo chi racconta piccole cose di piccoli uomini di piccole province o chi si prefigge di scandalizzare o chi vuole redimere o chi asseconda le richieste del potere civile e religioso; e nemmeno solo chi costruisce un prodotto perfetto per i primi posti della classifica o chi sfrutta l'attualità o la fama di personaggi che la storia ingoierà comunque, e spesso tra conati di vomito.
Anche altri fanno letteratura.

Dopo i libri di avventura, da ragazzo ho letto fantascienza per anni, e poi sono passato ai gialli. Ho trovato libri belli e brutti, intendendo per bello e brutto solo ciò che è relativo al piacere del lettore, trascinato dalle parole in altri mondi la cui esistenza immaginativa è solida. Ho fatto incontri indimenticabili con autori che la critica non ha mai premiato, se non dopo anni e anni di diffidenza e puzza sotto il naso. E anche con autori che nemmeno il pubblico ha mai premiato, e forse mai premierà. La diffidenza è spesso causata dal genere: fantascienza... bah, letteratura minore. Ma che cos'è un genere letterario? Forse solo una strategia commerciale.

Basta con i libri di fantasy? Ma quali sono i libri di fantasy? Davvero è possibile tracciare una precisa linea di demarcazione?

E perché non si dice: basta con i diari, basta con le ragazzine melense e sentimentali, basta con le furbate, basta con lo stile giovanilistico volgare che offende e umilia la dignità dei ragazzi, basta con i libri che sembrano idiote trasmissioni televisive, basta con la noia, basta lo sfruttamento dell'handicap, basta con case editrici che non fanno che copiarsi strategie di mercato, basta con dirigenti editoriali capricciosi e pieni di sé, basta con libri caramella, basta... aggiungete voi quello che vi pare.

Non spetta forse a me dirlo, uno per di più che non si tiene molto aggiornato sulla letteratura per ragazzi, uno che non sa fare il critico, che non partecipa a incontri se non in modo sporadico... ma la mia impressione è che la letteratura per ragazzi in Italia abbia bisogno di un respiro lungo e profondo.

Penso che abbia necessità di spazi ampi e nuovi, più liberi e più coraggiosi, dove non si fa il libro da vendere, ma il libro da leggere. Spazi nei quali incontrarsi al di fuori delle necessità di mercato per scambiarsi opinioni ed esperienze. Spazi di creatività senza limiti e senza censure, dove sul buon senso prevalga l'intuizione, dove i colori abbiano infinite sfumature e la musica non riecheggi la canzonetta di successo, ma sorga come una nuova dea della bellezza dall'oceano dell'immaginazione pura.

Storie complesse, profonde, umane, ricche, appassionanti e coinvolgenti, che emozionino e stupiscano, che parlino al lettore guidandolo a riconsiderare la propria visione del mondo, incantandolo e mettendolo in crisi, aprendolo a nuove prospettive, accompagnandolo nella visita a mondi nuovi che possa confrontare con il proprio, invogliandolo ad aprirsi sempre di più alla lettura, all'emozione, al sublime, al pensiero, alla consapevolezza.

Dopo l'avventura, la fantascienza, il giallo, la psicologia... mi piace pensare che un fantasy rivisitato possa aprire il sipario su nuovi scenari, ai quali non siano estranee la storia, la sociologia, la politica.

Da parte mia, spero di poter continuare a scrivere e a pubblicare e spero di scrivere per aprire nuove strade alla mia scrittura che sento così primitiva. Non mi angustia, in questo momento, dover dire di me che non ho uno stile personale, ma mi illumina il sapere che sono in viaggio per raggiungere il luogo misterioso dove l'io e la scrittura si incontrano e si fondono in un'espressione unica. Se il mio viaggio avrà un esito positivo, i miei pochi lettori saranno i primi a saperlo.

 

scrittore testa di vetro