Aquilino
IL TEATRO DELLE EMOZIONI
Scuola dell’infanzia
Laboratorio realizzato durante cinque incontri della durata di un’ora e mezzo ciascuno con i bambini di anni cinque.


OBIETTIVI e METODOLOGIA

Le attività sono state programmate in un crescendo di difficoltà, in modo da accompagnare il bambino a un livello sempre più alto di espressività.
Si comincia con la musica perché la copertura sonora fa sentire meno esposto il bambino e convince anche i più timidi a partecipare ai giochi di gruppo.
Le suggestioni sensoriali appartengono all’esperienza del bambino e usa i fenomeni naturali come punti di riferimento.
Si avvicendano momenti espressivi che invitano a manifestare emozioni come la paura, lo stupore, la solidarietà, la gioia…
Tutto quello che si fa è gioco e rispetta i tempi brevi del bambino.

Durante il secondo incontro si disegnano una maschera e un burattino che saranno utilizzati in seguito. È opportuno fare disegnare al bambino le situazioni vissute.

Con il terzo incontro i giochi si fanno più difficili. I bambini sono invitati a utilizzare la voce e il corpo non più in modo solo spontaneo e improvvisato, ma seguendo schemi che incasellano gli interventi al momento prefissato.
I bambini usano la voce e il corpo per imitare animali e personaggi. Le imitazioni sono inserite in una storia che viene raccontata loro.
Anche mediante alcuni giochi il bambino affronta le difficoltà legate all’utilizzo espressivo del gesto e del movimento.

Il quarto incontro mette a frutto l’esperienza acquisita. I bambini hanno ora maggiori elementi per riuscire a rappresentare una situazione. Hanno sperimentato le potenzialità delle voci corali e delle azioni di gruppo. Hanno sperimentato anche, direttamente o come osservazione, le possibilità espressive del gesto, dell’espressione facciale e del movimento.
Ora possono organizzarsi per mettere in scena raccontini dai quali emergono le emozioni che si trovano a raccontare al pubblico.

Durante il quinto incontro si organizzano i materiali e si operano le scelte opportune con l’obiettivo di trasmettere l’esperienza fatta ai genitori, durante un incontro/spettacolo a fine anno.

Il bambino è stimolato a:

- partecipare in modo ordinato, attento, collaborativo
- adeguarsi alle dinamiche espressive del gruppo
- lasciarsi coinvolgere senza alcuna forzatura
- sperimentare voce e corpo per esprimere emozioni
- esprimere modalità personali attinenti al contenuto

1. MUSICA

NATURA
01, effetto sonoro il vento - c’è vento, si barcolla, si ha freddo, si cammina lenti e veloci senza urtarsi
02, effetto sonoro il tuono e il temporale – si va al negozio degli ombrelli (alcuni giornali quotidiani posti ai quattro angoli) e si prende un foglio senza romperlo per ripararsi dalla pioggia
03, musica de relaxion yoga, para un dia lluvioso – a gruppi di tre sotto il grande telo a fare gli uccellini bagnati
04, effetto sonoro gli uccelli cantano - torna il sereno, si vola
05, amazon rainforest musica new age - si esplora la foresta, in gruppi di tre si fanno gabbie aperte e chiuse per catturare e liberare l’uccellino

RILASSAMENTO
06, Calicanto, Ninna Nanna - a turno mettono a nanna il bambino (un loro compagno)
07, Enya, Angeles - stop musica = abbracciarsi a coppie, con musica si cammina volando adagio adagio – esercizi di stop, di velocità diverse, di muoversi lentamente
08, Enya, Pilgrim - due gruppi, uno serio, l’altro con il sorriso – chi sorride lancia il sorriso a un bambino serio e diventa serio, mentre il bambino serio sorride

RITMARE
09, assolo di tamburello - saltellare, battere i piedi
10, tammurriata - battere anche le mani

BALLARE
11, tarantella del ‘600 – inventare un ballo
12, The Beach Boys, Fun fun fun - idem
13, Madagascar - idem

PAURA
14, effetto sonoro toc toc, porta che scricchiola, passi - entra il bambino (o più) che fa il mostro
15, 2001 odissea nello spazio, il mostro fa paura al gruppo
16, effetto sonoro, risata - tutti ridono e gli tirano palle di carta (che erano gli ombrelli)

COMBATTIMENTO SPAZIALE
17, Star wars – contro il mostro o finti combattimenti a distanza
18, musica da circo, marcia dei gladiatori – un bambino entra e fa il pagliaccio, deve fare ridere gli altri che invece devono rimanere seri
19 Terrantica, pizzica tarantata – ballo finale


2. DISEGNO

Disegno le scenette della musica: l’uragano, gli uccellini bagnati nel nido, il bambino ninnato, il mostro che entra dalla porta e viene bersagliato, il pagliaccio
Disegno la mia maschera
- un foglio A4 con buchi per occhi e bocca e naso
- scelgo un personaggio
- coloro attorno ai buchi
- ci infilo un nastrino rosso per regali per indossarla
Disegno un personaggio
- scelgo il personaggio
- lo disegno su un cartoncino
- lo ritaglio
- sul retro fisso con il nastro adesivo una cannuccia da bibita e faccio un burattino

3. MIMO

GIOCHI vari per rappresentare senza parole: “Bambini”.
STORIA da leggere con effetti sonori e voci di animali che devono fare i bambini: “Bobby e Fuffi vanno in campagna”.
STORIA da leggere, i bambini devono mimare situazioni o cose o animali: “Il robot” – inventare il seguito della storia.
ANIMALI: scegliere un animale da un elenco, ritrovarsi a coppie o gruppi seguendo il verso.
CAPPUCCETTO ROSSO: mimare la prima storia, correggere gli errori contenuti nella seconda.

4. TEATRO

RECITARE le storie già ascoltate.
BURATTINO: improvvisare scenette con i diversi personaggi.
MASCHERE: inventare e improvvisare a seconda dei personaggi rappresentati.
STORIE: interpretare memorizzando al momento, mimare, fare il coro. “La bambina con i baffi”, “La lucertola dinosauro”, “Il passerotto con il paracadute”

5. SPETTACOLO

Scelgo quali giochi utilizzare.
Scelgo i singoli o i gruppi che fanno i giochi.
Scelgo le scenette e gli interpreti.
Collego il tutto e ne ricavo uno spettacolo per i genitori, in parte improvvis

BOBBY E FUFFI VANNO IN CAMPAGNA

CANE, GATTO - MUCCA , ASINO – PECORA, UCCELLO - RANA, ANATRA
VENTO, TUONO, PIOGGIA, FULMINI, AUTOBUS, CLACSON, PERNACCHIE

I bambini fanno il verso degli animali o i rumori della natura ogni volta che vengono nominati.

Bobby era un cane di città che desiderava vedere almeno per una volta la campagna. Un giorno che i suoi padroni erano fuori disse al gatto Fuffi:
“Io vado a fare un giro in campagna e torno prima di sera.”
“Vengo con te” disse Fuffi.
Il cane e il gatto seguirono l’autobus che andava in periferia. Molti automobilisti suonavano il clacson per farli spostare dalla strada. Loro gli facevano le pernacchie.
Quando furono in periferia domandarono a un uccellino:
“Ci indichi la strada per la campagna?” L’uccellino li guidò volando sopra di loro.
Quando il cane e il gatto videro i prati fioriti e i filari di alberi si misero a saltare dalla gioia.
Ma un tuono spaventoso segnalò il temporale. Si levò un vento fortissimo. Furono spaventati dai fulmini. Poco dopo una pioggia scrosciante li rese fradici.
“Si vede che non siete abituati all’acqua!” gracidò una rana.
“Tu come fai a resistere?”
“Io sono una rana! A me la pioggia piace!”
“Anche a me!” gridò un’anatra. “Guardate come nuoto bene!”
“Dai, tuffati” disse la rana al cane. Bobby si tuffò nello stagno.
“Tuffati anche tu” disse l’anatra al gatto.
“Fossi matto! Noi gatti odiamo l’acqua!” rispose Fuffi.
La pioggia era sempre più violenta. I due cercarono un riparo. Videro una pecora che correva all’ovile.
“Possiamo ripararci nella tua casa?” le domandò il cane.
“No, è troppo piccola” rispose la pecora.
“Dove possiamo andare?” le domandò il gatto.
“Nella stalla!” gridò la pecora.
“Vi guido io” cinguettò l’uccellino.
Dentro la stalla faceva un bel calduccio.
“E voi chi siete?” domandò la mucca.
“Bobby e Fuffi, veniamo dalla città”
“Che cos’è la città?” domandò l’asino.
“Ma sei proprio ignorante!” esclamò la mucca.
“Dillo tu, allora, che sai sempre tutto” disse l’asino.
“La città è dove abitano i cittadini” disse la mucca.
“E chi sono i cittadini?” domandò l’asino.
“Siamo noi!” esclamarono il cane e il gatto.
“Se siete cittadini” disse l’asino “che cosa ci fate in campagna?”
A questa domanda… chi vuole rispondere?

L'animatore legge e i bambini mimano e ripetono le battute.


IL ROBOT

C’era una volta un robot. Aveva un braccio arrugginito e quando cercava di muoverlo si sentiva un rumore…
“Per favore, meccanico, mi puoi aggiustare questo braccio?”
Il meccanico esaminò con attenzione il robot e disse:
“Questo braccio non si può più aggiustare. Bisogna cambiarlo.”
“Quanto costa?”
“Un milione.”
Il robot andò in banca a chiedere in prestito un milione.
“Buongiorno. Vorrei in prestito un milione.”
“Un milione? È troppo” rispose l’impiegato.
“Quanto può darmi?”
“Due centesimi al massimo.”
“Ma con due centesimi non ci compro nemmeno un dito!”
“Si arrangi. Adesso vada, la banca chiude.”
Il robot era molto triste. Andò a casa e scoppiò a piangere.
“Che cosa succede?” gli domandò la sua amica lavatrice.
“Devo comprare il braccio di ricambio e la banca non mi dà i soldi.”
“Anch’io ho lo stesso problema. Il bambino mi ha messo un martello nel cestello e adesso è tutto ammaccato. Senti che rumore! E la mia padrona non ha i soldi per farmi aggiustare.”
(da continuare)


CAPPUCCETTO ROSSO

C’era una volta una bambina di nome Cappuccetto Rosso.
Stava sempre fuori a giocare con la palla, a inseguire le farfalle e ad accarezzare il suo gatto Pallino.
Un giorno la mamma la chiama.
“Cappuccetto Rosso! Cappuccetto Rosso! Devi andare dalla nonna a portarle questo cestino perché è a letto con l’influenza. Sta’ attenta, però. Non passare dal bosco. Lo sai che è pericoloso.”
Cappuccetto Rosso si mette in cammino.
Lungo la strada si ferma a raccogliere i fiori. Poi si arrampica su un albero per vedere gli uccellini nel nido. Poi lancia i sassi nello stagno per fare scappare le rane.
Si accorge che ha fatto tardi e allora si dice:
“Se passo attraverso il bosco faccio prima.”
Il bosco è buio. Si sente il vento che soffia tra le fronde. Si sentono anche versi strani e paurosi.
Il lupo la vede e le sbarra la strada.
“Buongiorno, bella bambina. Dove stai andando?”
“Vado dalla nonna che abita laggiù. Le porto da mangiare e le medicine perché è a letto malata.”
“Prendi quel sentiero. È una scorciatoia.”
Il lupo invece le fa fare la strada più lunga. Così lui arriva per primo a casa della nonna. Bussa alla porta. Toc toc.
“Chi è?”
“Sono Cappuccetto Rosso.”
“Entra. La porta è aperta.”
Il lupo entra e mangia la nonna con un boccone solo. Poi si infila sotto le coperte con in testa la sua cuffia.
Quando arriva Cappuccetto Rosso di corsa perché è in ritardo, non riconosce più la nonna.
“Nonna, come sei diventata brutta.”
“È la malattia, cara nipotina.”
“Nonna, che pelo lungo ti è venuto.”
“Così sto più calda, cara nipotina.”
“Nonna, che occhi grandi e rossi!”
“È il fumo del camino, cara nipotina.”
“Nonna, che braccia lunghe!”
“Così ti posso stringere a me.”
“Nonna, che bocca grande!”
“Per mangiarti tutta in un boccone!”
Il lupo mangia Cappuccetto Rosso.
Ma un cacciatore ha visto tutto dalla finestra.
Entra in casa e spara al lupo, poi gli taglia la pancia e fa uscire la nonna e Cappuccetto Rosso.

I bambini devono correggere l'animatore che legge la storia.

CAPPUCCETTO ROSSO

C’era una volta una neonata di nome Cappuccetto Giallo.
Stava sempre fuori a giocare con il trattore, a inseguire le galline e ad accarezzare il suo topo Pallone.
Un giorno la maestra la chiama.
“Cappuccetto Verde! Cappuccetto Verde! Devi andare dalla zia a portarle questo scatolone perché è a letto con una gamba rotta. Sta’ attenta, però. Non passare dal cimitero. Lo sai che è pericoloso.”
Cappuccetto Viola si mette in cammino.
Lungo la strada si ferma a raccogliere i sassi. Poi si arrampica su un grattacielo per vedere i leprotti nel nido. Poi lancia i fiori nello stagno per fare scappare le mucche.
Si accorge che ha fatto tardi e allora si dice:
“Se passo attraverso il fiume faccio prima.”
Il bosco è buio. Si sente il sole che soffia tra le fronde. Si sentono anche versi strani e comici.
Il maiale la vede e le sbarra la strada.
“Buongiorno, bella signora. Dove stai andando?”
“Vado dalla zia che abita laggiù. Le porto da mangiare e le medicine perché è a letto con il mal di testa.”
“Prendi quel sentiero. È una scorciatoia.”
Il lupo invece le fa fare la strada più lunga. Così lui arriva per primo a casa della nonna. Butta giù la porta. Toc toc.
“Chi è?”
“Sono Cappuccetto Rosa.”
“Entra. La porta è aperta.”
Il lupo entra e beve la nonna con un boccone solo. Poi si infila sotto le coperte con in testa il suo ombrello.
Quando arriva Cappuccetto Rosso di corsa perché è in ritardo, non riconosce più la nonna.
“Nonna, come sei diventata bella.”
“È la malattia, cara sorellina.”
“Nonna, che naso lungo ti è venuto.”
“Così sto più calda, cara nipotina.”
“Nonna, che occhi grandi e rossi!”
“È il fumo del minestrone, cara nipotina.”
“Nonna, che braccia lunghe!”
“Così ti posso stringere a me.”
“Nonna, che bocca grande!”
“Per mangiarti tutta in un boccone!”
Il lupo mangia Cappuccetto Nero.
Ma un calciatore ha visto tutto dalla finestra.
Entra in casa e balla con il lupo, poi gli gratta la pancia e fa uscire la moglie e Cappuccetto Arancione.


BAMBINI


1.
Un bambino gioca da solo con il Lego.
Arriva un altro bambino e gli butta le costruzioni per terra.
Il primo bambino piange.
Una bambina si siede vicino a lui e si mette a fare un disegno.
L’altro bambino torna e straccia il disegno.
Anche la bambina piange.
Arriva una fatina che mette il Lego e un altro foglio sul tavolo dei bambini.
Quando torna il bambino dispettoso, la fatina lo trasforma in un….
Arriva la maestra.
Vede che i due bambini giocano tranquilli. Domanda dov’è il bambino dispettoso e le indicano il…
La maestra si spaventa.
Va subito a telefonare alla mamma del bambino dispettoso.
La mamma si arrabbia e dice che la colpa è tutta della maestra.
Anche la maestra piange.
Ritorna la fatina e trasforma la mamma in…
La maestra dice alla fatina che non può trasformare i bambini e le mamme.
La fatina allora le regala la bacchetta magica.
La maestra trasforma la mamma in una signora gentile e simpatica. Poi trasforma il bambino dispettoso in un bambino amico di tutti.


2.
Una bambina fa un disegno.
Il foglio si mette a volare davanti ai suoi occhi e quello che ha disegnato ne viene fuori.
(i suoi compagni mimano quello che ha disegnato). La bambina allora fa tanti disegni e attorno a lei ora ci sono farfalle, gatti, stelle…

3.
Un bambino deve costruire un intero paese.
I suoi compagni sono i materiali da costruzione.
Lui ne indica uno, oppure forma un gruppo, e poi dà gli ordini:
- fate la casa
- fa’ il camion
- fate la giostra dei giardini pubblici
- fa’ la panchina
- fate la piazza
- fa’ l’albero

4.
Senza parlare, un bambino deve fare scoprire ai compagni qual è la cosa scritta sul foglietto che ha pescato: mela, banana, scimmia, mucca, acqua, sole, stella, gelato, matita, foglio, semaforo, auto, treno, montagna, fiore, panino, pizza, bicicletta, scopa, colla, televisore, missile, computer, leone, elefante, pecora, martello, chiodo, aereo, notte, sonno, letto, ombrello, forchetta, bottiglia, bicchiere…

5.
Memorizzare la successione delle azioni e mimare.
- mi siedo a tavola, verso l’acqua nel bicchiere, afferro la forchetta e il coltello, taglio la pietanza, bevo, mi cade il tovagliolo, lo raccolgo, mi pulisco la bocca
- metto sul tavolo i pennarelli e un foglio, disegno un bambino, prendo le forbici e lo ritaglio, giro il foglio, sul retro fisso con il nastro adesivo una cannuccia da bibita, afferro il burattino e lo faccio muovere
- gioco a palla con un compagno, lui scivola e si fa male a una gamba, chiamo la maestra che mette una pomata e poi una fascia, aiuto il compagno a rialzarsi e lo accompagno a mettersi seduto

LA BAMBINA CON I BAFFI

Mariagiuditta, per difendersi dai maschi, ha imparato a fare come loro: spinte, tirate di capelli e calci.
Le maestre e i genitori la sgridano, perché vogliono che diventi una bambina femminile. Invece, Mariagiuditta vuole essere una bambina maschile, perché i maschi sono più liberi di fare quello che vogliono.
Ha imparato a giocare a calcio ed è diventata molto brava. L’hanno ribattezzata MARIAGIUDITTA MASCHIACCIA.
“Devi smettere di fare la maschiaccia!” la sgrida la mamma. Mariagiuditta non le dà retta. A lei piace essere così.
Un mattino va in bagno e allo specchio si accorge di avere un paio di baffi sotto il naso, che non le stanno nemmeno male.
La mamma si spaventa, il papà ancora di più e tutti e due l’accompagnano dal dottore. Il dottore prescrive delle pastiglie speciali che fermano la crescita dei baffi.
Mariagiuditta dovrebbe prenderne cinque al giorno, e invece fa solo finta e le butta nel gabinetto.
I baffi continuano a crescere e viene soprannominata LA MASCHIACCIA CON I BAFFI.
La mamma e il papà si disperano.
Quando escono tutti e tre insieme, i passanti si girano a guardare quella bambina tanto carina che ha un paio di baffi folti e lunghi.
Alcuni scoppiano a ridere, altri sussurrano: Oh, poverina!... Oh, poverina!...
E la mamma geme:
“Oh, che disgrazia! Oh, che disgrazia!”
Mariagiuditta, però, non prova imbarazzo; anzi, è molto orgogliosa dei baffi, che pettina con cura.
Dopo alcune settimane, i baffi sono tanto lunghi che scendono sotto il mento.
La mamma dice:
“Lascia che ti metta due nastrini rosa. Sarai un po’ più femminile”
Quando si presenta a scuola, tutti ridono, ma a lei piace che la gente rida e si mette a ridere anche lei.
La chiamano LA BAMBINA CON I CODINI SOTTO IL NASO.
I baffi crescono ancora.
“Lascia che ti faccia le treccine. Sarai un po’ più femminile” dice la mamma.
Mariagiuditta l’accontenta.
Quando gioca a pallone, lega le trecce sotto il mento, in modo che non sbattano sugli occhi mentre corre.
Ora la chiamano LA BAMBINA CON LE TRECCINE SOTTO IL MENTO.
È diventata ancora più brava e a ogni partita segna almeno cinque gol.
Tutti l’applaudono e gridano: EVVIVA LA BAMBINA CON I BAFFI!

LA LUCERTOLA DINOSAURO

Lucilla prova simpatia per i bambini, ma alcuni le danno la caccia per tagliarle la coda.
È vero che la coda ricresce, però ci vogliono settimane. Nel frattempo Lucilla assomiglia a un rospo, più che a una lucertola.
Lucilla ha un’idea. Per impedire che i bambini le calpestino la coda, l’avvolge a spirale, appoggiandola sul dorso.
“Oggi sei proprio elegante” le dice la topolina.
Appena i bambini la vedono, strillano:
“Uno scorpione! Uccidiamolo!”
Che corsa deve fare per mettersi in salvo!
Ansimante e ancora spaventata, Lucilla scioglie la coda e si fa venire un’altra idea.
Nasconde le zampe sotto la pancia, in modo da sembrare una piccola biscia. È sicura che i bambini, vedendola, se la daranno a gambe e la lasceranno in pace.
“Sei proprio carina” le dice la topolina.
Appena i bambini la vedono, strillano:
“Una biscia! Uccidiamola!”
Che corsa deve fare per mettersi al sicuro!
Ansimante e sempre più spaventata, Lucilla si consola perché le viene subito un’altra idea.
Zampetta fino al frutteto e mangia e mangia e mangia tanta di quella frutta che diventa così gonfia da faticare a muoversi.
Si allena a spalancare la bocca più che può e a sferzare l’aria con la coda, come fanno i coccodrilli.
Questa volta sì che li metto in fuga! pensa con soddisfazione.
“Fai proprio paura!” le dice la topolina.
Appena la vedono, i bambini strillano:
“Un dinosauro! Uccidiamolo!”
Che corsa deve fare per non farsi prendere!
Lucilla è stanca della situazione. Pensa e ripensa, le viene un’altra idea.
Con lo stelo e il petalo di una margherita costruisce una bandiera bianca. Il cuore le batte forte. Si dirige verso i bambini, che la stanno a guardare incuriositi e zitti.
“Sono solo una lucertola” grida la coraggiosa Lucilla. “Perché volete farmi del male? Non dovete uccidere gli esseri viventi. E non dovete staccarmi la coda. Vi piacerebbe che qualcuno vi staccasse il naso?”
“Però sei un rettile” afferma un bambino.
“Anche la tartaruga che tieni in giardino. Le staccheresti la coda?”
“No.”
“A un cavallo staccheresti la coda?”
“No.”
“E perché la mia sì? Che cos’ha la mia coda che non va?”
“E’ una coda bellissima” afferma una bambina.
“Tanto, ti ricresce” dice uno.
“Anche i capelli ricrescono. Anche le unghie. Ti farebbe piacere che qualcuno ti strappasse i capelli e le unghie?”
I bambini rabbrividiscono.
Fiera di sé, Lucilla fa dietro front e se ne torna a casa a testa alta, mentre i bambini applaudono.

IL PASSEROTTO CON IL PARACADUTE

Fabio gioca in giardino. Vede qualcosa che scende dal cielo. È un passerotto appeso a un paracadute.
“Perché usi il paracadute, invece delle ali?” gli domanda Fabio.
“Sono piccolo” risponde il passerotto Giovanni “e non ho ancora imparato a volare con sicurezza. Ogni tanto sbaglio manovra e allora apro il paracadute e mi salvo.”
“Anch’io sto imparando ad andare in bicicletta, ma sbando e ogni tanto cado. Vedi che ho il ginocchio sbucciato? Ieri ho picchiato la testa contro un albero.”
“Tieni, prova il mio paracadute.”
Fabio se lo sistema sulle spalle e va a prendere la bicicletta. Dopo qualche pedalata sbanda e cade, ma il paracadute gli impedisce di farsi male.
Ora fa lo spericolato. Pedala come un matto tra gli alberi e i cespugli.
“Mi piacerebbe che tu me lo prestassi per una settimana” dice a Giovanni.
“Va bene” accetta il passerotto. “Però, devi darmi qualcosa in cambio. Dato che sono pigro, mi procurerai da mangiare."
Fabio si fa costruire dal nonno una casetta di legno, nella quale il passerotto sta come in un albergo di lusso.
Vicino alla casetta, Fabio sistema alcune vaschette. Ci mette acqua sempre fresca e mangime.
Al passerotto sembra di essere in vacanza.
Non impara a volare, perché è diventato troppo grasso, ma la vita gli piace così: dormire, mangiare, dormire ancora, mangiare un’altra volta.
Arriva la sua mamma.
“Hai capito, il lazzarone? Si fa mantenere, invece di darsi da fare per diventare un bravo passero come suo padre!”
“Mamma” si giustifica Giovanni, “mi sto solo riposando un po’.”
“Andiamo, si torna sul ramo.”
“Uffa.”
“Senza sbuffare.”
“Recupero il paracadute e vengo.”
“No, carino. Senza paracadute.”
“Mamma!”
“Muoviti o ti stacco qualche piuma dal sedere.”
“Mamma, ho paura!”
“Tutti l’abbiamo avuta, tutti l’abbiamo superata. Sbatti le ali.”
Giovanni deve seguire la mamma fino al ramo, svolazzando di traverso come una foglia al vento. Ma ci arriva. Con una spinta, la mamma lo ributta giù.
Giovanni agita le ali pigolando di paura e riesce a volare a zig zag, come una foglia nella tempesta.
Intanto, il nonno ha sequestrato il paracadute e dice a Fabio:
“Se ce la fa un passero, vuoi non riuscirci tu? Su, pedala.”
Fabio stringe i denti e si allontana a zig zag come una foglia nell‘uragano, ma non cade.
E tutti applaudirono lui e il passerotto Giovanni.